giovedì 22 maggio 2008

ESTATE SAGRE RICORDI E SORRISI CON SEMPLICITA'







Inizia l'estate e con l'estate salta fuori la tradizione delle sagre.Ricordi delle tradizioni di campagna,feste di piazza di piccole comunita' fatte per stare assieme e festeggiare il raccolto.Musica sull'aia,danze,cibi semplici.Ora le sagre hanno un sapore moderno di feste organizzate per bene,tavolate,menu',piatti e bicchieri di plastica,musica quella si bella.Io a volte mischio nei miei occhi quelle feste di partito dove 30 anni fa non si sapeva cosa era l'inquinamento e si gettava sulla brace una rete metallica e li si grigliavano braciole e salamini del macellaio della piazza.La classica torta della nonna sa di merendina del mulino bianco.Io le frequento spesso,adoro quell'aria di festa,di semplicita',di comunita' di vino e ravioli,di salame e pane,quindi quest'estate rifrequentiamo le sagre.Nella foto 2 amici a cui sono legato ,uno scatto rubato ad una sagra che esprime la cordialita' di quel momento.l'altra foto ritrae me con la cantante vestita da pastorella!e si amici miei adoro la campagna georgica!salame,agnolotti,salamini,vino,amicizia e al diavolo i piatti ricercati!uno sfrigolante saluto da Bruno Nicora

sabato 17 maggio 2008

COSA CAMBIA?




M'ILLUMINO D'IMMENSO






COSI' MI SENTO ORA

sabato 10 maggio 2008

Altro viaggio nei ricordi emozioanti




La cavalla storna


Nella Torre il silenzio era già alto.

Sussurravano i pioppi del Rio Salto.

I cavalli normanni alle lor poste

frangean la biada con rumor di croste.

Là in fondo la cavalla era, selvaggia,

nata tra i pini su la salsa spiaggia;

che nelle froge avea del mar gli spruzzi

ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.

Con su la greppia un gomito, da essa

era mia madre; e le dicea sommessa:

« O cavallina, cavallina storna,

che portavi colui che non ritorna;

tu capivi il suo cenno ed il suo detto!

Egli ha lasciato un figlio giovinetto;

il primo d'otto tra miei figli e figlie;

e la sua mano non tocco' mai briglie.

Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,

tu dai retta alla sua piccola mano.

Tu c'hai nel cuore la marina brulla,

tu dai retta alla sua voce fanciulla».

La cavalla volgea la scarna testa

verso mia madre, che dicea più mesta:

« O cavallina, cavallina storna,

che portavi colui che non ritorna;

lo so, lo so, che tu l'amavi forte!

Con lui c'eri tu sola e la sua morte

O nata in selve tra l'ondate e il vento,

tu tenesti nel cuore il tuo spavento;

sentendo lasso nella bocca il morso,

nel cuor veloce tu premesti il corso:

adagio seguitasti la tua via,

perché facesse in pace l'agonia . . . »

La scarna lunga testa era daccanto

al dolce viso di mia madre in pianto.

«O cavallina, cavallina storna,

che portavi colui che non ritorna;

oh! due parole egli dove' pur dire!

E tu capisci, ma non sai ridire.

Tu con le briglie sciolte tra le zampe,

con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,

con negli orecchi l'eco degli scoppi,

seguitasti la via tra gli alti pioppi

:lo riportavi tra il morir del sole,

perché udissimo noi le sue parole

».Stava attenta la lunga testa fiera.

Mia madre l'abbraccio' su la criniera.

« O cavallina, cavallina storna,

portavi a casa sua chi non ritorna!

a me, chi non ritornerà più mai!

Tu fosti buona . . . Ma parlar non sai!

Tu non sai, poverina; altri non osa.

Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!

Tu l'hai veduto l'uomo che l'uccise

: esso t'è qui nelle pupille fise.

Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.

E tu fa cenno. Dio t'insegni, come».

Ora, i cavalli non frangean la biada:

dormian sognando il bianco della strada.

La paglia non battean con l'unghie vuote:

dormian sognando il rullo delle ruote.

Mia madre alzò nel gran silenzio un dito: disse un nome . . . Sonò alto un nitrito.

Qua Pascoli si dedica a riscostruire un dramma familiare con parole e musicalita' che trasmetto la rassegnazione e il dolore di ronte all'ineluttabile,l'uomo non puo' cambiare il destino ma subirlo forse e' cosi' noi ci illudiamo di poter controllare la vita quando poi un evento imprevisto cambia tutto e dobbiamo ricomnciare tutto da capo.

mercoledì 7 maggio 2008

E PASCOLI SIA!(for baby post....)



Primi Poemetti
L' accestire
"La bollitura "
I
Già: sciorinati su la stessa siepe
sono come una greggia che soletta
beva ad un pozzo e mangi ad un presèpe.
Ma non lontana è l'umile casetta
con gli occhi aperti delle sue finestre,
che veglia il dì, che a sera poi li aspetta.
Essi appartati dalle vie maestre,
piccoli e grandi stanno insieme al sole,
empiendo di fruscìo l'angolo alpestre.
Stridono appena, là con loro, sole
le foglie secche, e v'è col bianco odore
della tela l'odor delle viole.
Ma s'imbevono d'acqua, ora,
per ore,tiepida prima, e quindi a poco a poco
più calda, e quindi tolta via col fiore
nel paiolo che brontola sul fuoco.
II
Li coglierete quando il sole sfiora
i monti aguzzi, voi, Rosa e Viola,
e vostra madre. È dolce assai quell'ora.
Mamma coglie, con qualche sua parola,
i suoi mazzetti, e voi sul greppo liete
stirate le schioccanti ampie lenzuola.
Ripasserete il tutto e riporrete,
troppo per l'ago e poco pel bisogno,
dentro il comune canteral d'abete;
dove poi dorme, e sempre vede in sogno
la soave domenica, piegato
in odore di spigo e di cotogno.
Ma or di ranno imbevesi il bucato;
e il ranno dal paiòl nero, quand'alzala
schiuma, su la conca alta versato,
sgorga dal fondo e scivola e rimbalza.
III
E la cucina tutto il dì fu piena
del casalingo e tacito lavoro,
e il paiolo pendé dalla catena.
E c'era odor di cenere e d'alloro,
e il fuoco ardeva. Giù la tramontana
scendea mugliando; ed un tin tin sonoro
s'udiva intanto come di fontana.
Il tema del focolare sembra essere descritto bene in questo poemetto del Pascoli,la sicurezza del calore,del cibo,sembra quasi di sentire anche gli odori,i suoni.quasi la casa come una fortezza in cui rifugiarsi da un mondo minaccioso,ma al tempo stesso ristorarsi per riprendere la vita di ogni giorno.

domenica 4 maggio 2008

NEBBIE,LIBRI,CAMPAGNA E POESIA











La nebbia agli irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’ esuli pensieri,
Nel vespero migrar


e ditemi se queste parole non toccano le corde delle circonvoluzioni cerebrali dell'emozione ,questo per Baby che ha sapientemente lanciato la palla nel campo della letteratura classica......i miei libri del liceo sono sempre li ad aspettare che vengano aperti nuovamente,le foto sono scatti fatti nella novembrina campagna
intorno al mio "rifugium" georgico